Scopri le novità sulla privacy di TikTok e perché è importante regolare l’utilizzo dei social.

Tutto è iniziato a fine gennaio con la morte di una bambina di 10 anni durante una sfida su TikTok. In seguito a questo evento, il Garante della protezione dei dati personali ha chiesto a Byte Dance, azienda proprietaria dell’app TikTok, di prendere provvedimenti urgenti per vietare l’accesso ai minori di 13 anni e il trattamento dei dati dei minori di 14 anni (limite legale in Italia).

In questo post, vediamo come ha risposto TikTok al Garante, quali novità prevede l’app per il futuro e cosa pensano gli esperti del rapporto tra minori e tecnologia. Con queste informazioni speriamo di aiutarti a orientarti in questo dibattito che va avanti ormai da settimane (se non da anni) e che ci tocca tutti più o meno da vicino.

La richiesta del Garante a TikTok

Il Garante vuole assicurarsi che l’app impedisca ai minori di 13 anni di iscriversi e utilizzare il social e, di conseguenza, che i dati dei minori di 14 anni non possano essere trattati per nessuno scopo, né analisi interna né di terze parti né per scopi di marketing.

Queste richieste erano già state avanzate in maniera informale e sono la base del dibattito ancora aperto sull’utilizzo dei social network da parte dei minori, in particolare dei giovanissimi.

Per ottenere una risposta celere da parte dell’azienda cinese, il Garante ha preso un provvedimento con cui imponeva una limitazione provvisoria al trattamento dei dati. In realtà, questa misura ha il valore di un’ammonizione e significa “sbrigati perché sennò dopo arriva la sanzione, quella vera”.

Infatti, vale la pena puntualizzare che il Garante può solo richiedere cambiamenti e imporre sanzioni economiche, ma non può in nessun modo sospendere l’attività di un’app o censurarla (cosa che invece altri governi fanno senza tanti problemi).

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La reazione di TikTok

Byte Dance ha risposto prontamente alle richieste del Garante e ha preso le seguenti misure:

  • I minori di 13 anni non potranno iscriversi e utilizzare il social.
  • Per iscriversi, gli utenti devono dichiarare la propria età.
  • Siccome questo sistema è facilmente eludibile, Byte Dance ha iniziato a studiare un modo per applicare l’intelligenza artificiale alla verifica dell’età che sia al tempo stesso efficace e rispettoso della privacy degli utenti (ovvero senza dover richiedere l’invio di documenti).
  • Migliorerà la comunicazione e l’informazione su privacy, trattamento dei dati personali e cybersicurezza.
  • Nell’ottica di questo miglioramento, creerà una versione riassuntiva e coinvolgente della propria informativa sulla privacy per far sì che i minori di 18 anni la leggano.
  • Lancerà una campagna di informazione per genitori e figli sull’utilizzo consapevole dell’app.
  • Implementerà un sistema con cui segnalare i profili di altri utenti minori di 13 anni.

Sono promesse importanti ma che andranno mantenute. Di fatto, per adesso nell’esperienza dell’app non è cambiato quasi niente. Anzi, attraverso le segnalazioni degli utenti sembra che l’azienda abbia passato la palla direttamente all’utente, mentre chi ha il controllo sul mezzo ha l’obbligo e la possibilità di plasmare il canale, facilitando certi comportamenti e scoraggiandone altri.

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Il difficile rapporto tra minori e social network

La relazione tra minori e social, e con il digitale in generale, è sempre stata problematica. Questo rapporto si muove in un territorio difficile, sottoposto a diverse forze contrastanti: da un lato c’è la libertà dell’individuo, seppure minorenne, dall’altro la necessità del genitore di proteggere i figli. Ma soprattutto, c’è il grande dilemma sull’etica dei mezzi di comunicazione.

C’è chi vorrebbe che certe app e social network venissero addirittura blindati ai minori, così come l’utilizzo di smartphone e altre tecnologie digitali, perché ritiene che la tecnologia stessa sia la causa di problemi come la dipendenza dai social, il cyberbullismo o gli abusi sessuali contro i minori. E poi c’è chi pensa che la tecnologia sia un mezzo neutrale e che il problema dipenda unicamente dall’uso che se ne fa.

A questo riguardo, ti consigliamo il video della brevissima intervista (3 min) alla dottoressa Olimpia Fuso, sociologa e docente di comunicazione pubblica, pubblicato da Il sole 24 ore. Innanzitutto, Fuso ha sottolineato l’importanza dei provvedimenti presi dal Garante perché costituiscono un riferimento normativo per i genitori, a cui possono appoggiarsi nel difficile dialogo con i figli sulle limitazioni di certe attività.

Poi – a nostro avviso giustamente – la sociologa ricorda che i social network e le piattaforme digitali non sono solo spazi di pericolo, ma anche e soprattutto spazi di socialità. Infine, spezza una lancia a favore di TikTok e delle tecnologie digitali affermando che queste possono amplificare i problemi dell’adolescenza, come certi comportamenti pericolosi e le sfide, ma che questi fenomeni sono sempre esistiti e vanno trattati nella loro totalità, non come una conseguenza diretta dell’introduzione dei social network nella vita dei ragazzi.

Infine, Olimpia Fuso menziona anche l’impatto del lockdown di questi mesi sull’utilizzo dei social come TikTok, ipotizzando che certe attività siano state assorbite dal mondo online e dalla dimensione casalinga anche perché era vietato uscire e frequentare altre persone.

Conclusioni

Tutte le generazioni hanno la tendenza a demonizzare il nuovo e idealizzare il passato. Non bisogna cadere in questa trappola e quando analizziamo le nuove tecnologie, dobbiamo farlo in maniera obiettiva.

In Italia abbiamo una doppia fortuna, possiamo contare sia sulla figura del Garante della privacy sia sulla base normativa del GDPR (in altri paesi come gli Stati Uniti, le leggi sono molto meno specifiche e più permissive nei confronti delle aziende). Per cui, il primo tipo di intervento deve assolutamente avvenire a livello istituzionale e legale, e TikTok implementerà presto nuovi sistemi di verifica dell’età.

Tuttavia, il secondo tipo di intervento è quello capillare e continuo che ognuno di noi deve attuare, chi come utente chi come genitore di un minore che utilizza le nuove tecnologie. La tecnologia ridefinisce il nostro mondo, per cui dobbiamo osservare, capire e, nel caso di chi ha figli, istruire e accompagnare i minori affinché non diventino vittime degli usi impropri del digitale, ma utenti abili e consapevoli.

Come ha ricordato il presidente del Garante in una recente intervista: “il Garante può bloccare i social, ma il primo controllore è sempre il genitore”. Per questo motivo, ti consigliamo di utilizzare gli strumenti di parental control di Panda, che ti consentono di controllare l’attività online, limitare l’utilizzo di app e smartphone, tracciare la posizione con il GPS e perfino dotare i tuoi figli di un pulsante di emergenza digitale, per avvisarti in caso di pericolo.

Buona navigazione e buon utilizzo consapevole di TikTok!