Dopo anni di declino, le persone hanno ricominciato a scaricare illegalmente video, serie e film. Scopri cosa sta succedendo.

La pirateria informatica è diminuita talmente tanto da diventare un termine quasi in disuso; poche persone ormai utilizzano i torrent e conoscono le reti P2P, che sembrano appartenere agli albori di internet e che, giustamente, fanno subito pensare ai virus informatici.

Eppure, uno studio dell’EUIPO, l’Ufficio per la proprietà intellettuale dell’Unione Europea, ha dimostrato che, dopo anni di declino, il download illegale di contenuti sta nuovamente aumentando. C’entrano soprattutto la crisi economica e la fase di stallo dei siti di streaming, ma anche altri fenomeni.

In questo post vediamo come e perché la pirateria informatica sta aumentando di nuovo e quali sono i rischi di cybersecurity. Continua a leggere!

“Capire quali sono i meccanismi alla base della pirateria è essenziale per adottare norme e contromisure efficaci per ridurla”.
Christian Archambeau, direttore dell’EUIPO

Passato e presente della pirateria informatica

Si tratta di un fenomeno vecchio quanto internet: scaricare contenuti coperti dalla proprietà intellettuale, come un film o l’ebook di un romanzo. Tutto è iniziato tanti anni fa con le prime reti peer to peer, in cui i computer si scambiavano direttamente i file, e che sono state sia un grande motore di crescita per internet sia l’inizio dell’epidemia dei virus informatici.

Alla pirateria informatica associamo nomi come Napster, eMule e BitTorrent, ma anche i siti di download come RapidShare e Megaupload, che negli anni 10 erano collegati alle piattaforme di streaming illegali.

La pirateria informatica non è mai morta e ha conosciuto alti e bassi a fase alterne, soprattutto in relazione alla disponibilità di contenuti e software.

Negli ultimi anni, però, si era ridotta drasticamente per 2 motivi:

  • La nascita delle grandi piattaforme di streaming come Spotify e Netflix, che consentono di accedere a moltissimi contenuti con una tariffa flat.
  • Gli abbonamenti ai software hanno sostituito l’acquisto delle versioni, permettendo a molte più persone di accedere a programmi professionali.

Questo sistema sembra vantaggioso per tutti, ma ha comunque un punto debole, ovvero è strettamente legato al potere acquisitivo delle persone. Abbonarsi a tre o quattro piattaforme online o pagare per la licenza annuale di un software può convertirsi in un lusso nei momenti di crisi economica e aumento della disoccupazione, che è proprio quello che è successo nell’ultimo anno.

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Perché è aumentata la pirateria

Un recente studio dell’EUIPO ha rilevato che la pirateria informatica sta di nuovo aumentando e ha trovato una correlazione con questi fenomeni:

  • Aumento del tasso di disoccupazione giovanile
  • Maggiore sperequazione economica e sociale
  • Aumento del costo della vita
  • Riduzione degli stipendi

A questi fattori che le piattaforme di streaming hanno raggiunto la maturità: il momento di eccitazione generale sta scemando, i consumatori sono anche loro più maturi e i servizi sono sempre (un po’) più cari.

La diffusione dei siti di streaming come HBO o Spotify è stato il motivo principale per cui la pirateria è diminuita negli ultimi anni, ma nel momento in cui entrano in gioco i fattori economici che abbiamo visto sopra, anche l’acquisto di contenuti in streaming torna a essere un piccolo lusso.

Il direttore dell’EUIPO, Christian Archambeau, ha sottolineato che “capire quali sono i meccanismi alla base della pirateria è essenziale per adottare norme e contromisure efficaci per ridurla”. La ragione non gli manca, ma questa nuova tendenza di internet richiama ancora una volta l’attenzione su un antico dibattito: internet e i prodotti culturali devono essere a pagamento? Il modello di proprietà intellettuale che utilizziamo da decenni funziona ancora?


Bloccare o punire la pirateria informatica non basta: bisogna rivedere il concetto di proprietà intellettuale.


I rischi dell’aumento della pirateria

Purtroppo, la pirateria informatica non è una buona soluzione per nessuno; ecco quali sono i principali rischi di sicurezza:

  1. Aumenta il numero di malware in circolazione.
  2. Diminuiscono i guadagni di sviluppatori e artisti con cui creare nuovi prodotti culturali.
  3. Non è un sistema efficiente e sicuro per l’utente finale.
  4. Consente la diffusione di contenuti illegali, come la pornografia infantile.
  5. Complica immensamente il controllo dell’accesso ai contenuti in base all’età.
  6. Promuove la diffusione di prodotti di scarsa qualità, ad esempio file musicali o film di qualità scadente o programmi non aggiornati e pieni di bug.

Questi sono solo i problemi più grossi a cui ci espone la pirateria informatica, che non è stata e non sarà mai la soluzione ai problemi di accesso ai contenuti culturali. Come abbiamo accennato, è necessario ripensare il concetto stesso di proprietà intellettuale, o quanto meno l’aspetto dello sfruttamento economico.

Nei prossimi mesi, vedremo come il settore dello streaming online si adatterà alle nuove limitazioni del pubblico e ai cambiamenti nel consumo di serie e film, che rappresentano il nucleo duro della pirateria informatica.

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