I genitori italiani sono quelli che controllano di più cosa fanno i propri figli quando si connettono, ma solo il 60% ha un software di parental control.

Continuiamo la serie di post sul sondaggio di Panda Security commissionato a IO Investigación, con cui abbiamo chiesto a migliaia di europei come utilizzano le nuove tecnologie, cosa ne pensano e che pericoli percepiscono. Per leggere i post precedenti, visita la pagina del sondaggio di cybersecurity.

Sicurezza e minori

Dedichiamo il 3º post di questa serie a uno degli argomenti che ci stanno più a cuore: la sicurezza online dei minori. Ne abbiamo parlato in molti articoli, soprattutto relativamente al bullismo online e alle nuove forme di reati digitali contro i minori. Ad esempio, in questo post puoi scoprire 52 statistiche sul bullismo online che forse non conosci.

Panda si impegna da sempre nel promuovere la sicurezza online dei minori e ha sviluppato una serie di funzionalità per i genitori, chiamate parental control. Con questi strumenti, puoi controllare cosa fanno i tuoi figli online, bloccare app e contenuti e scoprire rapidamente se i tuoi figli sono oggetto di molestie digitali.

Tuttavia, gli strumenti di parental control sono solo una parte dell’equazione della cybersicurezza dei bambini. Per capire cosa ne pensano i genitori europei, e in particolare quelli italiani, abbiamo dedicato un’intera sezione del nostro sondaggio a questo argomento. Concretamente, abbiamo chiesto a più di 4000 persone quali siano, secondo loro, i pericoli, che strumenti utilizzano per proteggere i figli e cosa manca nel settore per questa categoria di giovani utenti. Continua a leggere!

L’utilizzo del parental control è ancora poco esteso (64%), così come un tempo lo è stato quello degli antivirus.

I risultati del sondaggio

Ecco cos’abbiamo scoperto con le nostre domande sulla sicurezza dei minori online:

  • Gli italiani sono i genitori europei che controllano di più i propri figli online (92,22%), anche se gli altri paesi non si allontanano molto da questa percentuale.
  • L’Italia è anche il paese in cui i genitori sono più preoccupati (87%) da ciò che i propri figli fanno online, mentre la media europea è leggermente più bassa (78%).
  • Il 64% dei genitori europei ha installato un programma di parental control sul dispositivo dei figli (computer, tablet o smartphone).
  • L’11% degli europei dice che i propri figli sono stati vittima di molestie online.
  • La maggior parte di questi genitori (38%) ne parla con la persona interessata, oppure contatta i genitori dell’altro bambino o la scuola. In percentuali minori, circa il 22%, i genitori hanno anche denunciato il caso alla polizia o lasciato che i propri figli si difendessero da soli.

Per prima cosa, quindi, notiamo che la maggior parte dei genitori si preoccupa per i propri figli quando si connettono, indipendentemente dal dispositivo e dalla presenza di un software di parental control.

Non stupisce quindi che quasi la totalità dei genitori italiani ed europei controlli ciò che fanno i propri figli online: che siti visitano, le app con cui giocano o conversano, i file che scambiano, con chi parlano e così via.

Tuttavia, poco più del 60% utilizza un programma di controllo genitoriale per monitorare ciò che fanno i figli e limitare determinate attività, mentre il restante 40% si affida a metodi meno rigorosi.

In qualità di sviluppatori di software per la cybersicurezza, pensiamo che l’utilizzo del parental control sia ancora poco esteso, così come un tempo lo è stato quello degli antivirus, che ormai sono diventati uno standard dell’informatica personale.

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Molestie e abusi online

Il tema del cyberbullismo e delle molestie online (dall’esposizione a contenuti inappropriati fino all’adescamento di minori) merita un discorso a parte. Ricordiamo il dato che abbiamo visto poco sopra: l’11% dei genitori afferma che i propri figli hanno subito un episodio di molestie online.

Vediamo ora cosa dicono i dati degli istituti di ricerca. Secondo l’ISTAT, ad esempio, più del 50% degli studenti italiani dagli 11 ai 17 anni ha subito un episodio di bullismo. Secondo un altro studio pubblicato su Statista, invece, il 38% delle persone subisce episodi di cyberbullismo quotidianamente sui social media.

Confrontando queste tre statistiche, vediamo che la percezione dei genitori europei, e di quelli italiani in particolare, non rispecchia la realtà; detto in altri termini, non tutti i genitori si rendono conto di quando i propri figli subiscono un episodio di cyberbullismo o di molestie online e questo può essere dovuto a una serie di fattori:

  • Mancanza di conoscenza delle forme di molestie online, dal cyber flashing al revenge porn
  • Alcuni genitori sottovalutano il problema
  • I figli non raccontano gli episodi, per paura delle conseguenze o per vergogna, e spesso anche per mancanza di educazione su questo argomento.

Questa conclusione è coerente con le iniziative governative e scolastiche che cercano di sensibilizzare i genitori, informarli, insegnare loro a riconoscere i casi e, dall’altro lato, di far capire ai ragazzi che è importante comunicare con i genitori, gli amici e i professori per risolvere i casi di bullismo e impedire che il problema peggiori.

A questo scopo, ricordiamo che il 25% delle vittime di bullismo sviluppa una forma di autolesionismo in risposta alle molestie e, in generale, chi subisce cyberbullismo ha il doppio delle probabilità di sviluppare comportamenti suicidari rispetto a chi non lo subisce.

La percezione dei genitori italiani non rispecchia la realtà: i casi di molestie online sono molti di più di quelli riportati dai partecipanti del nostro sondaggio (50% rispetto all’11%).

Consigli di sicurezza per i minori

Oltre alle azioni a livello pubblico e scolastico, ci sono varie cose che i genitori possono fare per proteggere i propri figli e rilevare eventuali episodi di molestie online sul nascere, prima che la situazione sfugga di mano.

Innanzitutto, tutti i genitori dovrebbero utilizzare un software di parental control e monitorare le attività online dei figli, parlandone apertamente e spiegando la necessità di proteggerli da determinate forme di molestie e abusi (ma senza invadere la loro privacy).

Poi, i genitori possono:

  • Informarsi e imparare a riconoscere le varie forme di molestie online, ad esempio sul sito www.bullismo.it o su quello del Telefono Azzurro.
  • Partecipare ad attività formative nelle scuole, sia da soli sia in compagnia dei ragazzi.
  • Limitare l’uso di dispositivi e piattaforme seguendo le indicazioni della scienza, che ad esempio consiglia di non utilizzare le reti sociali prima dei 14 anni.
  • Creare un clima di complicità e comprensione con i propri figli, piuttosto che di proibizione.
  • Configurare con precisione le impostazioni di sicurezza di app e siti, soprattutto sul telefono.

In questo 3º post sul nostro sondaggio di cybersecurity, abbiamo visto che i genitori sono molto preoccupati dai pericoli di internet per i propri figli e dalla possibilità che subiscano delle molestie online.

Il problema principale è che molti di loro non sanno che i propri figli hanno già subito un episodio di bullismo o un’altra forma di molestia digitale, e che questo fenomeno è molto più diffuso e complesso di quello che sembra.

Per questo, parlando di possibili soluzioni, abbiamo segnalato l’importanza di utilizzare sistematicamente le funzioni di parental control dei programmi di sicurezza informatica come Panda Dome, e informarsi regolarmente su questo argomento per riconoscere i segnali di pericolo e poterne parlare in modo costruttivo con i propri figli (che nel 50% dei casi evitano di parlarne con un adulto).

Per concludere, ti invitiamo a leggere i nostri articoli precedenti sulle molestie online:

Buona navigazione e buona protezione dei minori online!