Scopri come funziona Piracy Shield, quali errori tecnici causa e cosa cambia per gli utenti ora che può oscurare anche eventi in prima visione.
Torniamo a parlare di Piracy Shield, la piattaforma italiana che blocca le dirette in streaming illegali. Questo servizio è attivo dal 2024, ma quest’anno, nel 2025, si è esteso agli eventi in prima visione. Oltre che allo sport, consente di richiedere l’oscuramento rapido e punta a una collaborazione più agile con operatori e aziende online.
Funziona davvero? Cosa rischia l’utente finale? Piracy Shield protegge gli interessi delle grandi aziende mediatiche, ma ha molti limiti e problemi tecnici che ricadono sia sull’utente finale che su altre aziende. Basti pensare all’oscuramento di un dominio sbagliato che portò al blocco di Google Drive.
Ecco perché molti italiani vogliono capire se potranno continuare a vedere sport e film “gratis”, ma anche se ci saranno problemi con i siti legali. Ne parliamo in questo post.
In questo articolo:
- Cos’è Piracy Shield?
- Come funziona Piracy Shield?
- Quali sono i problemi tecnici e che errori fa?
- Impatto di Piracy Shield sugli utenti finali
- Che alternative ci sono alla pirateria e ai siti pericolosi?
Buona lettura!
Cos’è Piracy Shield?
Piracy Shield è la piattaforma italiana gestita da Agcom (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni) che permette di bloccare in 30 minuti siti e domini che diffondono contenuti pirata. In origine, è nata per bloccare le dirette streaming illegali di eventi sportivi – soprattutto le partite di calcio – e infatti viene spesso chiamata “scudo antipezzotto”.
Il pezzotto è quell’insieme di hardware o software che consente la visione dei contenuti dei servizi di streaming (perlopiù di contenuto sportivo) forniti dalle piattaforme che hanno ottenuto in concessione i diritti di ripresa e riproduzione multimediale dalle federazioni sportive.
Piracy Shield è stata richiesta a gran voce da Dazn, il colosso dello streaming sportivo, e altre aziende simili, ed è attiva dal 1º febbraio 2024. Attualmente, nel 2025, siamo entrati in una sorta di fase 2 di Piracy Shield: con le modifiche introdotte a fine luglio, la copertura è stata estesa agli eventi in diretta streaming e in prima visione, anche se non sono sportivi.
Da settembre, inoltre, l’Agcom può ordinare blocchi rapidi, entro 30 minuti dalla segnalazione, di siti, domini o indirizzi IP che diffondono contenuti senza licenza. Piracy Shield viene utilizzato spesso, ad esempio a settembre è stato oscurato un servizio che trasmetteva il programma X Factor senza averne i diritti.
Come funziona Piracy Shield?
Vediamo come funziona passo passo la protezione antipirateria di Piracy Shield:
- I detentori dei diritti (emittenti, broadcaster, produttori) segnalano l’indirizzo o il dominio che sta trasmettendo contenuti senza licenza.
- Piracy Shield inoltra la segnalazione agli operatori internet, ad esempio Vodafone.
- L’operatore ha 30 minuti di tempo per oscurare il sito e bloccare l’accesso ai contenuti.
- Il blocco riguarda indirizzi IP, domini o interi servizi ospitati su server condivisi.
- L’utente finale non può più connettersi al servizio di streaming pirata, che mostra una schermata di errore o di buffering che non si completa (il caricamento del file video).
Il sistema è stato pensato per intervenire in fretta, soprattutto quando c’è un evento “live” o una prima visione, come il lancio di una nuova serie o la messa in onda di un programma molto atteso.
Il problema aggiuntivo creato da questa estensione del campo d’azione di Piracy Shield è che con il termine “prima visione” si possono intendere molte cose, e visti gli errori e i problemi tecnici ancora presenti, si rischia un aumento dei falsi positivi e dei disservizi.
Quali sono i problemi tecnici di Piracy Shield?
Ora che abbiamo visto cos’è Piracy Shield e come funziona, concentriamoci sui problemi tecnici, che ci aiuteranno a capire perché questa soluzione ha dei limiti e rischia di far pagare il prezzo della pirateria all’utente di internet e altre aziende legittime.
Piracy Shield blocca troppi siti, anche legittimi
Piracy Shield si basa sugli indirizzi IP (Internet Protocol), ovvero quei numeri che identificano un sito o un dispositivo su internet, permettendo ad altri servizi di raggiungerlo e comunicare.
Il problema è che lo stesso indirizzo IP può ospitare più siti o interi servizi condivisi, quindi quando Piracy Shield riceve una segnalazione di un IP, rischia di bloccare anche altre risorse online innocenti.
Di fatto, è già successo con reti di distribuzione molto utilizzate, ad esempio quando Piracy Shield ha bloccato Google Drive.
Gli IP cambiano rapidamente
Molti servizi pirata utilizzano indirizzi IP dinamici o server usa e getta. Questo significa che il loro indirizzo IP non rimane sempre lo stesso, ma cambia nel tempo.
Si tratta di una strategia del tutto legale per non farsi tracciare e migliorare la propria privacy. Di fatto è lo stesso principio utilizzato dalle VPN, che nascondono l’IP del dispositivo e lo sostituiscono con l’indirizzo del server VPN.
Questa caratteristica rende più complessa la gestione dei blocchi, soprattutto a lungo termine, e complica la vita ai provider di internet, che alla fine sono gli incaricati di oscurare i servizi di streaming pirata.
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Limiti di rete degli operatori
Ogni operatore può mantenere bloccato solo un certo numero di indirizzi e domini senza degradare la rete. Con l’aggiunta di film, serie e musica in prima visione (o ascolto) questo numero rischia di esplodere e a pagarne le conseguenze potrebbero essere gli utenti finali, con rallentamenti e difficoltà a connettersi a internet.
Limiti tecnologici
Come dicevamo, Piracy Shield si basa sul controllo degli indirizzi IP, ma non tutti i tipi di IP. Ad esempio, la copertura degli indirizzi IP di tipo IPv6 – i più moderni, nati per superare i limiti di IPv4 – è ancora limitata, quindi i pirati hanno ancora un buon margine di libertà.
Problemi di trasparenza e notifiche
I siti colpiti non vengono informati, né gli utenti finali ricevono spiegazioni sul motivo del blocco. L’unica cosa che vedono è un sito che non si apre più. Questo meccanismo non è conforme ai diritti degli utenti online nel 2025 e peggiora l’esperienza di navigazione.
Problemi legali
Le Big Tech come Google e Meta hanno segnalato possibili violazioni del Digital Services Act europeo. Se dovessero arrivare nuove segnalazioni, la fase 2 di Piracy Shield potrebbe rallentare o bloccarsi del tutto.
Problemi internazionali
Infine, ci sono i problemi a livello politico e diplomatico. Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha fatto più volte presente al presidente Meloni che Piracy Shield mette i bastoni tra le ruote a molte delle sue aziende e ha minacciato l’Italia con ritorsioni economiche e legali.
Insomma, i problemi sono tanti e di varia natura, e soprattutto ricadono su un ampio ventaglio di categorie: grandi aziende tecnologiche, operatori di internet, infrastrutture, servizi governativi e utenti finali.
È naturale che molte persone si chiedano se una soluzione che protegge gli interessi di una minoranza debba avere un costo economico e gestionale così alto per così tante altre persone ed entità.
Cosa significa davvero per l’utente di internet?
Per un utente normale, pirata o non pirata, ciò che conta è cosa succede alla sua connessione. Vediamo qual è l’impatto reale di Piracy Shield sull’utente finale:
- Potrebbe non riuscire più ad accedere a siti legali e innocenti.
- Problemi per accedere a servizi condivisi, come piccole aziende, blog ed e-commerce.
- I siti pirata peggiorano ma non spariscono, quindi più link “morti”, buffering e instabilità per chi li usa.
- Nessun rischio di multe: Piracy Shield blocca l’accesso, ma non identifica gli utenti.
- Possibili rallentamenti o problemi di rete: se un servizio critico viene interrotto per sbaglio o ci sono molte interruzioni nella stessa rete o sottorete, la connettività globale può risentirne.
Riassumendo: l’espansione del campo d’azione di Piracy Shield protegge gli interessi di emittenti e servizi di streaming, ma non ha introdotto migliorie per salvaguardare i diritti di accesso e l’esperienza online degli utenti.
Dobbiamo quindi vedere cosa succederà nei prossimi mesi, ma ci aspettiamo un aumento di errori, segnalazioni e problemi tecnici, che potrebbe portare alla sospensione del servizio o, se tutto va bene, alla correzione dei suoi limiti tecnici.
Domande frequenti su Piracy Shield
Cos’è il Piracy Shield?
Piracy Shield è una piattaforma tecnologica italiana che individua, segnala e blocca rapidamente siti, indirizzi IP e domini che diffondono in maniera illecita eventi sportivi, film, serie TV, musica e altri contenuti protetti da diritto d’autore.
Dal 2025, Piracy Shield può bloccare questi servizi entro 30 minuti e si applica a tutti i contenuti considerati in prima visione, come il lancio di una nuova stagione di una serie TV o un programma in diretta.
Quanto costa Piracy Shield?
La piattaforma è stata sviluppata al costo simbolico di 25.000 euro da Sp Tech, e ora richiede investimenti ben superiori per il mantenimento: oltre 250.000 euro solo nel 2023.
Per l’utente di internet, Piracy Shield non ha alcun costo. A usarla sono solo le aziende che diffondono contenuti in streaming e vogliono oscurare i servizi illegali.
Cosa rischia chi usa siti pirata?
In teoria, chi visita e utilizza siti pirata dal territorio italiano rischia multe che vanno da 154 a 5000 euro. Il rischio più reale e grave, però, è quello di scaricare malware o esporsi ad attacchi informatici e violazioni dei dati personali.
Quando entra in vigore la legge antipezzotto?
La legge è entrata in vigore l’8 agosto 2023 e la piattaforma Piracy Shield è ufficialmente attiva e funzionante dal 1º febbraio 2024.
Che cos’è la pirateria nel calcio?
La pirateria, nel calcio come in altri settori come la musica o il cinema, consiste nel trasmettere illegalmente dei contenuti o delle partite. Dal punto di vista economico, la pirateria è un problema perché le aziende come Dazn guadagnano grazie agli abbonamenti e alla pubblicità, che vengono meno nel momento in cui uno spettatore guarda una partita su un sito pirata, senza pagare l’accesso e senza vedere gli annunci.
Perché così tante persone usano i siti pirata o il pezzotto?
Molti utenti si lamentano dei prezzi eccessivi, anche dovuti alla frammentazione dei servizi e delle piattaforme (troppi abbonamenti a pagamento), e della mancanza di chiarezza e trasparenza nelle informazioni.
Molte delle persone che usano i siti pirata dichiarano di essere disposte a pagare per il servizio, se questo coprisse diversi contenuti e avesse un prezzo più abbordabile.
Quali sono le alternative low-cost alla pirateria?
Per chi vuole spendere poco senza rischiare multe, le opzioni più pratiche sono gli abbonamenti mensili senza vincoli. Come NOW, Prime Video o il piano base di Netflix, che puoi attivare solo quando ti servono e disdire subito dopo.
Per il calcio ci sono soluzioni più abbordabili rispetto ai pacchetti completi. Come DAZN Start o i pass sportivi di NOW, che permettono di vedere alcune partite senza pagare tutto l’anno.
E poi ci sono i servizi gratuiti come RaiPlay, Mediaset Infinity o Pluto TV, che non sostituiscono le grandi piattaforme. Ma offrono comunque film, serie e dirette completamente legali.
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