La pandemia mette in evidenza il cattivo rapporto degli italiani con il digitale.

Il futuro è digitale, ma l’Italia come se la cava? A quanto dicono i dati, non molto bene. Sono già alcuni anni che sappiamo di essere il quartultimo paese europeo per alfabetizzazione digitale. Addirittura, il 30% della popolazione non utilizza Internet, il che ci sposta in un segmento ancora peggiore, quello degli analfabeti funzionali dal punto di vista digitale.

Questo è un problema da moltissimi punti di vista, personale, economico, politico e perfino sanitario: in un mondo in cui le tecnologie digitali possono migliorare efficienza ed efficacia dei servizi, resistere al cambiamento significa rimanere indietro e pagarne il prezzo. Tuttavia, è anche vero che le nuove tecnologie hanno i loro lati oscuri e creano resistenze (o mancanza di motivazione) in una grossa fetta della popolazione.

Poi, però, è arrivata la pandemia di Covid-19, che ha costretto anche l’Italia e i paesi ritardatari a darsi una smossa: telelavoro, didattica a distanza, infrastrutture per una connettività migliore e per l’Internet delle cose… Il mondo sta cambiando, e ora anche in Italia.

In questo articolo vediamo più da vicino qual è il livello di alfabetizzazione digitale in Italia, le cause del problema e le relative possibili soluzioni, con un occhio di riguardo all’aspetto che ci tocca più da vicino, ovvero la sicurezza informatica in un paese di semi-ignoranti digitali.

Alfabetizzazione digitale in Italia, le cifre

Secondo l’OCSE, solo il 21% degli italiani ha un livello di alfabetizzazione digitale sufficiente. A partire da qui, potremmo citare tantissimi studi, numeri e percentuali su questo argomento. Per non complicare le cose, invece, preferiamo attenerci solo ad alcuni dati emblematici, riportati in questo ottimo articolo sull’analfabetismo digitale di Milena Gabanelli nella rubrica Dataroom del Corriere:

  • Il 31% degli italiani non utilizza Internet.
  • Il 13% degli italiani utilizza l’online per le procedure amministrative (media UE: 30%).
  • In Italia l’8% delle PMI vende anche online, in Germania il 23%.
  • Il 40% dei dipendenti di imprese private italiane non sa utilizzare bene i software da ufficio (Office, CSM, CRM e così via).

E ci fermiamo qui, perché consideriamo che da soli questi numeri siano in grado di illustrare in modo chiaro la situazione italiana: siamo rimasti indietro.

Conseguenze dell’analfabetismo digitale

Ma indietro rispetto a chi? E che cosa ci stiamo perdendo rinunciando al digitale? Innanzitutto, indietro rispetto ad altri paesi che si mostrano più pronti al cambiamento e quindi più competitivi sotto tutti i punti di vista, non solo quello economico.

Tuttavia, il lato economico-lavorativo è quello che colpisce di più, ad esempio si può trovare una correlazione tra le scarse abilità digitali dei giovani italiani, la difficoltà di trovare certi profili da parte delle aziende e l’impatto di tutto ciò sulla produzione economica italiana, (nazionale e verso l’estero).

Ma il problema è anche e soprattutto di natura civica e sociale: siamo cittadini ancora in gran parte analogici, che devono mettersi in fila fuori dal comune per consegnare un modulo o ritirare un documento e lo stesso vale anche per la sanità, i servizi personali come l’home banking, la ricerca attiva di informazioni online, tantissimi altri campi (il fenomeno è ovviamente pervasivo) e, soprattutto, l’istruzione.

Come spesso accade, a rimetterci sono le nuove e nuovissime generazioni, che se da un lato non soffrono del digital divide toccato agli anziani, dall’altro devono fare i conti con un sistema educativo non ancora adattato alle necessità di un mondo digitale, soprattutto durante una pandemia come quella che fronteggiamo attualmente.

Cause dell’analfabetismo digitale in Italia

Pensare alla scuola digitale (che non esiste in Italia) ci fa capire quali sono le cause di questo ritardo nostrano:

  1. Mancanza di infrastrutture e volontà politica.
  2. Mancanza di motivazione personale, spesso dovuta a una percezione distorta del digitale.
  3. Analfabetismo funzionale, che impedisce a priori lo sviluppo di una literacy digitale matura.
  4. Alti costi di accesso a servizi e dispositivi.

Questi sono i motivi principali che riscontriamo, anche in base a sondaggi condotti tra studenti, imprenditori e altre categorie particolarmente interessate da questo fenomeno sociale. Tuttavia, il Covid-19 è scoppiato come una bomba in seno a questo scenario, sconvolgendone completamente la topografia. Vediamo cos’è successo.

Effetti del Covid-19 sull’alfabetizzazione digitale

Come dicevamo, il lockdown e le nuove misure di distanziamento sociale hanno rimescolato le carte in tavola, distribuendo nuove priorità sotto forma di necessità impellenti. Ora, gli italiani hanno dovuto imparare a fare cose online come la spesa, gestire il proprio conto in banca, seguire lezioni scolastiche, guardare film, partecipare a riunioni e così via.

Tanto per citare un dato, si calcola che l’e-commerce aumenterà del 55% nel 2020 in Italia. Ciò significa che a quell’8% di PMI digitali se ne dovranno affiancare moltissime altre per soddisfare la domanda italiana, a meno che non si voglia cederla interamente ad Amazon ed altri pesci grossi dell’e-commerce.

Scelte strategiche a parte, gli imprenditori italiani sembrano averlo capito, come dimostrano le richieste di corsi di alfabetizzazione digitale ricevute dalla piattaforma WeSchool (la stessa che ha aiutato gli studenti italiani durante la primavera scolastica di quest’anno) e che hanno convinto l’azienda a lanciare il programma “Ricominciamo dal digitale”.

Possibili soluzioni per un Italia più digitale

Ecco che si incominciano a intravedere alcuni percorsi da intraprendere e che potrebbero curare l’analfabetismo digitale italiano:

  1. Digitalizzare scuola e insegnanti.
  2. Piano di formazione per i dipendenti a carico delle aziende con sgravi fiscali.
  3. Corsi di alfabetizzazione per anziani, disoccupati e altre categorie a rischio di esclusione sociale.

Conseguenze dell’analfabetismo digitale sulla sicurezza informatica

Abbiamo lasciato questo argomento a noi caro per ultimo per un semplice motivo, dargli più risalto. Al di fuori dei circuiti specialistici se ne parla poco, ma il problema è attuale e sempre più pesante: una popolazione di analfabeti digitali è anche un grande bacino di utenti che non capiscono come funziona l’informatica e quali sono i rischi in termini di cybersicurezza.

Una persona senza il dovuto livello di alfabetizzazione digitale è facile preda di attacchi di phishing, non sa proteggere i propri dati con copie di backup, non sa distinguere un sito web o un’email legittima da una ingannevole, non sa diagnosticare la possibile presenza di malware sul proprio computer e l’elenco potrebbe andare avanti all’infinito.

In breve, l’istruzione al digitale è necessaria anche e soprattutto per poter utilizzare in sicurezza le nuove tecnologie, soprattutto ora che con il 5G arriverà davvero l’Internet of Things nelle nostre vite.

Per questo e indipendentemente dalle tue competenze informatiche e digitali, ti consigliamo di continuare a informarti per non rimanere mai indietro e imparare se non altro a sfruttare le nuove tecnologie senza farti dominare da esse (come nel caso dei social media) e senza esporti a minacce informatiche.

A questo scopo, ti consigliamo di continuare a leggere il nostro blog di consigli e notizie di cybersicurezza e, naturalmente, scaricare il nostro antivirus Panda Dome. (E ricordati di tenerlo aggiornato!)

Buona navigazione e buona alfabetizzazione digitale!