Una nuova forma di autolesionismo, questa volta digitale, si aggiunge ai problemi psicologici delle community online, in particolare sui social media. Scopri di più!

Negli ultimi anni, psicologi e psichiatri hanno riscontrato una nuova forma di autolesionismo digitale, che consiste nell’inviare a sé stessi commenti negativi o insulti o esporsi volontariamente a contenuti dannosi. Da uno studio del 2017 condotto negli Stati Uniti (link in inglese) è emerso che circa il 6% degli adolescenti ha avuto comportamenti autolesionistici online.

Quali sono le cause? Chi è più esposto e quali sono le conseguenze dell’autolesionismo digitale? E infine, è possibile prevenirlo? In questo post rispondiamo a queste domande sull’autolesionismo online. Continua a leggere!

Verso una definizione di autolesionismo digitale

Iniziamo con una premessa importante: questo post ha uno scopo informativo e si concentra sugli aspetti della sicurezza online dell’autolesionismo digitale. Per domande o problemi personali è necessario rivolgersi a una fonte ufficiale o a uno specialista.

L’autolesionismo digitale è un concetto relativamente nuovo, come molti dei fenomeni digitali, per cui non esiste ancora una definizione unanime. Tuttavia, gli esperti concordano su alcune caratteristiche importanti:

  • Invio di messaggi/commenti di odio, offensivi o denigratori a sé stessi tramite profili falsi o anonimi.
  • Esposizione a contenuti dannosi per sé stessi, come conversazioni nei forum dove compaiono commenti razzisti o abusivi nei confronti della propria identità.
  • Accompagnato da comportamenti autolesionistici fisici.
  • Associato a casi di bullismo online.
  • Associato a sintomi depressivi e ansiosi.

Può sembrare paradossale che una persona invii un commento o un messaggio negativo a sé stessa, ma proprio come per l’autolesionismo fisico, questi comportamenti hanno dei motivi psicologici ben precisi, come vedremo a breve.

Circa il 6% degli intervistati in uno studio del 2017 negli Stati Uniti ha avuto comportamenti autolesionistici online.

Cause dell’autolesionismo online

Le persone, soprattutto adolescenti, hanno comportamenti autolesionisti online per alcuni motivi principali:

  • È un modo per sfogare una tensione emotiva eccessiva che non riescono a gestire, soprattutto legata a emozioni dolorose e stati ansiosi o depressivi.
  • È un modo per attirare l’attenzione di coetanei e genitori.
  • È uno dei sintomi possibili della depressione e altre patologie psichiatriche.

In particolare, bisogna sfatare il falso mito che l’autolesionismo digitale condivide con quello fisico: i comportamenti autolesivi e a rischio sono fenomeni seri e non vanno sottovalutati pensando che si tratti solo di un tentativo innocuo di attirare l’attenzione.

Dietro a questo tipo di comportamenti c’è sempre una sofferenza che va riconosciuta e trattata. Inoltre, si ipotizza che l’autolesionismo digitale sia correlato a un aumento dei tentativi di suicidio nella popolazione più giovane.

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Chi è a rischio di comportamenti autolesionistici online?

Secondo lo studio citato all’inizio del post, si tratta soprattutto di adolescenti in età scolastica, con una differenza non significativa tra maschi e femmine. L’autolesionismo digitale è associato al cyberbullismo, un fenomeno di cui abbiamo parlato spesso e che interessa il 25% dei giovani online.

La maggior parte dei comportamenti autolesionistici online avviene sui social media, da un lato per la facilità di postare commenti e messaggi di odio a sé stessi e vedere la reazione dei contatti, dall’altro perché l’esposizione ai contenuti dannosi è potenziata dagli algoritmi delle piattaforme.

I media come Instagram suggeriscono contenuti in base agli interessi dell’utente, dedotti dalle visualizzazioni passate e centinaia di dati sull’attività online. Da questo punto di vista, i social media possono essere estremamente dannosi per chi sta avendo comportamenti autolesionistici, in quanto propongono continuamente determinati temi e possono rafforzare visioni e opinioni autodistruttive.

Per fare un esempio, un adolescente con un disturbo dell’alimentazione potrebbe guardare dei reel e dei post su questi argomenti su Instagram, soffermandosi sui commenti negativi di troll e hater. La piattaforma interpreta questo comportamento come un segno di interesse e può suggerire altri reel simili, creando una sorta di circolo vizioso da cui questa persona non riesce a uscire e continua a esporsi a contenuti che lo danneggiano emotivamente.

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Conseguenze dell’autolesionismo online

Come abbiamo accennato, i comportamenti autolesionistici online non vanno sottovalutati perché possono indicare vari stadi di sofferenza emotiva, da un problema passeggero a una patologia psichiatrica che deve essere trattata con l’aiuto di uno specialista.

In generale, i comportamenti autolesionistici sono associati a un aumento dei sintomi di ansia e depressione e, potenzialmente, dei tentativi di suicidio, in modo analogo al bullismo online. Tuttavia, gli studi scientifici hanno dato risultati contrastanti su quest’ultimo dato, per cui è meglio considerarlo con cautela.

Infine, l’autolesionismo online può essere accompagnato da comportamenti autolesionistici fisici, soprattutto quando lo scopo è ridurre una profonda sofferenza psicoemotiva che la persona non riesce a sfogare in altri modi.

L’autolesionismo online passa spesso inosservato o viene sottovalutato, ma può essere molto pericoloso per le persone che ne soffrono.

Si può prevenire?

L’autolesionismo online è difficile da riconoscere, soprattutto per familiari e amici ma anche per la persona che lo pratica. Il problema è che certi comportamenti sono spesso sottovalutati o visti come un gioco, soprattutto nel caso di bambini e adolescenti.

Durante le interviste dello studio americano che abbiamo citato, molti ragazzi dicevano di averlo fatto per scherzo o per vedere come avrebbero reagito gli amici, ma questa condotta spesso nasconde una necessità inespressa e di cui la persona non è consapevole.

Per questi motivi, non è facile prevenire e limitare l’autolesionismo online. Ecco cosa possiamo fare:

  1. Sensibilizzare i giovani. Parlare di questo argomento e aumentare la loro consapevolezza affinché possano riconoscere l’autolesionismo in sé stessi e negli altri.
  2. Limitare l’uso dei social media, con app di parental control per i genitori di bambini a rischio e con app di autocontrollo per gli adulti che pensano di avere un problema legato all’uso di Instagram e app simili.
  3. Chiedere subito aiuto a uno specialista, se si pensa di avere un problema e mai sottovalutarlo.
  4. Informare un genitore o un adulto, se si nota un comportamento autolesionistico in un amico.
  5. Utilizzare i filtri dei contenuti
  6. Valutare la possibilità di introdurre politiche più severe sulla moderazione dei contenuti, soprattutto nei canali dedicati a temi delicati, come la salute, il genere o l’appartenenza etnica.

Come abbiamo visto, l’autolesionismo online è potenzialmente molto pericoloso e può essere un richiamo di attenzione o l’espressione di un profondo disagio emotivo. Insieme al cyberbullismo, questo fenomeno deve essere studiato più a fondo e sono necessarie campagne di comunicazione e strumenti per le famiglie e la comunità per prevenirlo, riconoscerlo e trattarlo.

La vita digitale è reale tanto quanto quella nel mondo fisico e i comportamenti abusivi online non andrebbero mai sottovalutati, perché possono avere gravi conseguenze sulle vite delle persone, soprattutto quando si tratta di bambini e adolescenti.

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Buona navigazione e buona conoscenza dell’autolesionismo digitale!