Le rotture sentimentali sono sempre state difficili, a volte anche dolorose. Purtroppo è emersa una nuova e preoccupante tendenza che può rendere il percorso ancora più duro.

Il Revenge Porn (o porno vendetta) è la condivisione online di foto intime o nude di un ex partner senza il suo permesso. Lo scopo di condividere queste foto sui social media e su altri siti web pubblici è quello di ferire e umiliare la vittima, spesso vista come la principale responsabile della rottura della relazione.

Il Revenge Porn è una pratica assolutamente illegale – purtroppo una volta che queste foto sono in rete, non c’è quasi nulla che la vittima possa fare per impedirne la diffusione. Qualche giorno fa, il Parlamento italiano ha approvato all’unanimità una legge che prevede pene da uno a sei anni e multa da 5 a 15 mila euro per chi diffonde materiale pornografico del partner. La stessa sentenza si applicherà a tutti coloro che, ricevendo o acquistando le immagini, le diffonderà senza il consenso dei protagonisti.

Molti considerano che la legge abbia ancora delle zone grigie, l’iniziativa va a colmare – con certo ritardo – il vuoto normativo in tema di molestie digitali. In altri paesi come UK, USA o Germania questi provvedimenti sono contemplati già da qualche anno nei rispettivi ordinamenti giuridici.

Nonostante la creazione di questa nuova legge, la cultura patriarcale e l’arretratezza digitale del nostro paese non assicura alle principali vittime (le donne ndr) di evitare di cadere nel mirino dei “cyber stalkers”.

L’unico modo per evitare di diventare una vittima è quello di adottare specifiche misure di protezione.

4 modi per non cadere vittima del Revenge Porn:

1. Non scattare foto di nudo

Il modo di gran lunga più sicuro per evitare che foto intime siano diffuse online è non scattarle. Una volta create, anche se non condivise, si trasformano in dati sensibili facilmente a rischio di furto o perdita.

Per esempio, nel momento in cui scatti una foto sul tuo telefono, viene copiata nel Cloud – per cui ora dovrai proteggere due copie dell’immagine. Se si sincronizza il telefono con il computer, ne viene creata una terza copia: tre copie che costituiscono altrettanti punti di vulnerabilità.

2. Non condividere foto potenzialmente compromettenti

La seconda regola per proteggersi dal revenge porn è assicurarsi di non inviare mai foto private. Non importa quanta fiducia riponi in qualcuno (incluso il partner): nel momento in cui si comparte un’immagine si rinuncia a tutto il controllo su di essa.

Se stai vivendo una relazione problematica, immagina quanto più difficile sarà per te riconquistare il controllo sulle tue foto private.

3. Chiedere di eliminare le immagini

Se per qualsiasi ragione decidi di inviare a terzi certi scatti personali bisognerebbe essere sempre pronti a chiedere al mittente di cancellarli. Assicurati che la persona lo faccia in tua presenza per assicurarti che vengano davvero eliminati.

4. Proteggere i propri dispositivi

A volte la tecnologia ci “abbandona” ed i dati sensibili vengono rubati o diffusi direttamente dai nostri computer e telefoni. I malware più recenti e i virus informatici sono eccezionalmente efficaci nel sottrarre questo tipo d’informazioni.

Questo è solo uno dei tanti motivi per cui è indispensabile installare un software antivirus sul telefono e sul PC. Panda Security impedisce ai criminali informatici di accedere alle tue immagini, proteggendoti dal rischio del revenge porn e da potenziali ricatti.

Usa la testa

Come per la maggior parte dei problemi di sicurezza informatica, usare il buon senso potrebbe risparmiarti situazioni davvero spiacevoli in futuro. Non c’è niente di più “prudente” nel rifiutare di scattare o condividere foto di nudo – semplicemente è essere cosciente del tipo di società in cui viviamo e agire di conseguenza (ricordati sempre che la colpa è della persona che viola la tua intimità).

Se alla fine scegli di condividere un’immagine intima, assicurati che sia il tuo telefono che il tuo PC siano protetti per ridurre al minimo il rischio di diffusione di dati sensibili.

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