Siamo uno dei paesi più colpiti, soprattutto per numero di malware e attacchi ransomware. Che cosa sta succedendo?

Negli ultimi due anni si sono moltiplicate le statistiche e le classifiche sui paesi più colpiti dagli attacchi informatici e l’Italia compare sempre tra i primi. Nel suo report sul 2021, Trend Micro la mette addirittura al 4º posto nel mondo.

Da tutti questi numeri e percentuali sembra emergere uno scenario agghiacciante, per cui l’Italia sarebbe poco sicura dal punto di vista informatico e questa situazione invoglierebbe i cybercriminali a sceglierla come target dei propri attacchi prima ancora di altri paesi. Ma è davvero così?

In questo post analizzeremo alcuni dati sull’aumento dei cyberattacchi in Italia e proveremo a collegarli con altre tendenze degli ultimi mesi per capire in che direzione ci stiamo muovendo. Continua a leggere!

Gli ultimi attacchi hacker in Italia

Quest’anno si sono succeduti molti attacchi hacker a grandi aziende e infrastrutture italiane. L’opinione pubblica si è sensibilizzata e molte persone si chiedono cosa stia succedendo e perché stanno avvenendo così tanti attacchi nel nostro paese.

Prima l’attacco alle Ferrovie dello Stato e gli attacchi al Senato e alla Difesa di maggio, rivendicati dal gruppo hacker russo Killnet, poi il presunto attacco all’Agenzia delle Entrate di quest’estate. E questi sono solo quelli più eclatanti.

La maggior parte degli attacchi informatici che prende di mira le aziende o enti pubblici di piccole dimensioni non arriva alle prime pagine dei quotidiani. Tuttavia, i numeri parlano chiaro: secondo le ricerche di Trend Micro relative al 2021, in Italia sono stati rilevati 62 milioni di malware, mentre le minacce via email hanno superato i 300 milioni.

Il grande problema informatico dell’Italia, però, rimane il ransomware. Gli hacker sono diventati imprenditori e hanno fondato aziende di distribuzione del ransomware come un servizio (RaaS), per cui gli attacchi si sono moltiplicati e il nostro paese ha raggiunto la quarta posizione in Europa.

L’Italia ha bisogno di 100.000 professionisti della cybersicurezza.

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Perché tanti attacchi in Italia

I motivi sono vari e molto diversi tra loro, ma iniziamo subito dicendo che l’Italia non è il far west della cybersicurezza. Di fatto, se guardiamo le classifiche di riferimento, i paesi che la precedono sono la Francia, la Germania e il Regno Unito.

Insomma, la prima causa è la probabilità di guadagni: gli hacker sanno che l’Italia è un paese relativamente ricco e lo prendono di mira perché sperano di massimizzare i propri sforzi e rubare quanto più denaro possibile.

Poi c’è il discorso della sicurezza informatica. Effettivamente l’Italia non è ai primi posti, soprattutto a livello aziendale più che pubblico (di fatto le nostre infrastrutture hanno resistito piuttosto bene agli attacchi). Secondo uno studio dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale, citato dal Il sole 24 ore, l’Italia ha bisogno di circa 100.000 professionisti della cybersicurezza in più.

Di questa lacuna importante abbiamo parlato più volte nel nostro blog, indicando anche come possibile soluzione un maggiore coinvolgimento dei talenti femminili. Le aziende italiane fanno fatica a capire la pericolosità degli attacchi informatici e quanto siano suscettibili alle minacce odierne. Come la maggior parte degli utenti privati, le aziende di piccole e media dimensioni pensano che gli attacchi hacker siano un problema che riguarda sempre qualcun altro, ad esempio le grandi multinazionali o il settore pubblico.

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La realtà invece è molto più semplice e cruda: siamo tutti dei buoni bersagli per gli hacker, dall’azienda di 18 dipendenti alla Regione Lazio. Il motivo è presto detto: con i nuovi modelli di minacce informatiche si possono lanciare attacchi su larga scala, massimizzando i risultati anche se i singoli bersagli sono piccoli.

Insomma, il “settore” degli hacker si è evoluto e professionalizzato e in Italia trova un terreno fertile per la serie di fattori che abbiamo visto, a cui dobbiamo aggiungerne uno molto recente: lo schieramento pro-Ucraina dell’Italia. Purtroppo, uno dei risvolti internazionali della guerra sono le ritorsioni contro i paesi alleati e la Russia coltiva da anni una politica tollerante verso i gruppi hacker, di cui adesso sta raccogliendo i frutti.

Gli utenti privati e le PMI pensano che gli attacchi hacker siano un problema che riguarda sempre qualcun altro, come le multinazionali o il settore pubblico.

Il futuro della cybersecurity in Italia

Difficile prevedere un’inversione di tendenza, almeno nel breve periodo e soprattutto a causa degli squilibri internazionali dovuti alla guerra in Ucraina. Come esperti del settore, la nostra speranza è che i dati sugli attacchi hacker in Italia facciano riflettere aziende e privati, sensibilizzino l’opinione pubblica e stimolino la crescita del settore. L’obiettivo finale è creare un ecosistema online e digitale più sicuro, e per riuscirci servono più investimenti e più professionisti.

La buona notizia è che l’Italia ha già lanciato ottime iniziative sul lato pubblico, come la creazione dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale, l’istituzione del perimetro di sicurezza nazionale cibernetica, le certificazioni nazionali di cybersecurity e l’autorizzazione della controffensiva cyber.

Detto questo, rimane da vedere come si adatteranno il settore e gli utenti al nuovo panorama della sicurezza informatica nazionale e alle nuove sfide che ci attendono. Gli strumenti e le competenze ci sono, tocca a noi iniziare a utilizzarli.

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Buona navigazione e buona protezione dagli attacchi hacker!