Nel lontano 2016 (nel mondo dell’hi tech, 6 anni equivalgono a un secolo), Amazon annunciava che avrebbe offerto il servizio di consegna a domicilio tramite droni (Amazon Prime Air). Il tempo è passato, ma il tentativo di Amazon è stato un fallimento, soprattutto in confronto ad altre aziende come Wing (che fa capo a Google), che ha da poco raggiunto quota 100.000 consegne con droni.

Tuttavia, questo nuovo servizio dal sapore futuristico non sta trovando gli sbocchi che avrebbero dovuto renderlo popolare in pochi mesi, e i motivi di questo rallentamento, come vedremo a breve, sono molteplici: dalla sostenibilità ai problemi tecnologici fino all’incompatibilità con la fauna locale. Continua a leggere!

Sushi, libri, medicine, piccoli pacchetti poco pesanti: un drone può consegnare praticamente di tutto.

La consegna con droni

I droni sono una delle immagini che più spesso vengono alla mente quando chiediamo a qualcuno di pensare al futuro della tecnologia: droni di sicurezza, droni militari, ma soprattutto doni giocattolo per fare video e scattare foto ad alta quota (alcune francamente poetiche, come possiamo vedere con l’hashtag #drone su Instagram). A questa numerosa famiglia, negli ultimi anni si sono aggiunti i droni come veicoli commerciali, che promettevano di essere la nuova frontiera della consegna a domicilio.

Sushi, libri, medicine, piccoli pacchetti poco pesanti di tutti i tipi: un drone di medie dimensioni è in grado di caricare la merce, sorvolare la città seguendo la rotta stabilita da un software di intelligenza artificiale e fermarsi a pochi metri di altezza dalla casa del cliente, facendo calare un cavo con il pacchetto da consegnare.

Questa versione futurista del paniere calato dal balcone, che ricorda ben altri scenari più nostrani, si è realizzata e ha trovato la sua massima espressione a Logan, una cittadina australiana vicino a Brisbane. Qui l’azienda Wing, che fa capo alla holding di Google, ha già realizzato più di 100.000 consegne con droni (guarda il video) e ha iniziato a espandere le proprie operazioni anche alla Norvegia e altri paesi.

Di fatto, gli altri territori su cui ogni giorno vola qualche drone per consegnare un hamburger sono alcuni stati degli Stati Uniti e vari paesi del Nord Europa. Trovate qualche somiglianza? Ebbene sì, tutti hanno in comune un fattore importante: sono paesi con una bassa densità demografica e delle infrastrutture, per cui i droni possono sorvolare i centri abitati senza troppi problemi. Ma soprattutto, in queste zone la maggior parte delle persone vive in una casa e non in un appartamento.

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Limiti allo sviluppo della consegna tramite drone

Come abbiamo appena accennato, i servizi di consegna a domicilio mediante drone sono accessibili da chi vive in una casa con giardino, mentre la cosa si complica eccessivamente per chi vive in un appartamento (come la maggior parte delle persone).

Questo è solo il primo dei problemi di fattibilità del servizio con i droni, che hanno fatto fare marcia indietro ad Amazon e stanno rallentando lo sviluppo del settore. Parlando sempre di comodità, bisogna dire che per ora la consegna con drone non è né più rapida né più sicura di quella realizzata da una persona.

Il mercato delle consegne a domicilio muove milioni e milioni di dollari e ha segnato l’ascesa di famose startup in tutto il mondo, da Glovo a Uber Eats e Deliveroo. È difficile migliorare il servizio di consegna di un corriere che si destreggia nel traffico della città con la propria bici o lo scooter, soprattutto per i tragitti corti.

Poi c’è l’aspetto della sicurezza, che nelle città più grandi o con una topografia più complessa diventa un vero problema. Le persone desiderano comodità ma non vogliono rischi per la propria sicurezza e, come sappiamo, se un dispositivo è connesso a Internet, allora può essere hackerato e diventare molto pericoloso.

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Tra l’altro, in questo caso non si tratta solo della sicurezza delle persone ma anche di quella degli animali, per essere precisi degli uccelli. Si sono verificati casi in cui alcuni rapaci hanno assalito i droni pensando che si trattasse di prede. Si tratta di casi aneddotici, ma ci ricordano che non siamo soli su questo pianeta e quando decidiamo di implementare nuove tecnologie, dobbiamo farlo pensando anche alle altre specie viventi.

Di fatto, qui inizia tutto un altro dibattito sulla sostenibilità dei droni e dei servizi logistici. Chi inquina e consuma di più, un fattorino con il furgone o un drone? Quanto costa al pianeta la comodità della consegna a domicilio? E l’inquinamento acustico (i droni per le consegne sono molto potenti e quindi anche rumorosi)?

La prossima fase dell’espansione delle consegne con droni sarà servire zone poco accessibili ai veicoli tradizionali.

Il futuro prossimo dei droni per le consegne

Insomma, l’elenco di inconvenienti è lungo, e a tutto questo dobbiamo aggiungere le difficoltà tecniche per lo sviluppo di sistemi efficienti e redditizi (questo è stato il problema principale di Amazon Prime Air). Per questi motivi, non c’è da stupirsi che i governi di tutto il mondo siano reticenti a rilasciare autorizzazioni per il volo nei centri abitati e che, in generale, le consegne con i droni non siano ancora diventate la norma della consegna a domicilio.

Realisticamente, la prossima fase dell’espansione di questa tecnologia sarà servire zone poco accessibili, mentre nelle città rimarrà ancora per un po’ di tempo un capriccio per pochi fortunati (o sfortunati, se vi dà fastidio il rumore). Intanto in Italia, a parte i primi esperimenti a Torino, dovremo ancora aspettare un po’ di tempo prima di vedere i primi droni passare sopra il nostro tetto e consegnare un libro al vicino di casa.

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Buona navigazione e buona attesa del primo drone a domicilio!