L’app per il contact tracing è attiva e in costante aggiornamento, ma gli italiani non la utilizzano.

È passato quasi un anno dall’inizio della pandemia di Covid-19 e qualche mese in meno da quando molti paesi hanno lanciato le proprie app per il tracciamento dei contatti. Come avevamo segnalato in un post di settembre sullo stato della tecnologia di contact tracing, in generale le app di tutti i paesi sono state finora un fallimento.

Sono complicate da utilizzare, le campagne di comunicazione non sono efficaci, hanno problemi di interoperabilità tra paesi diversi… Insomma, quella che poteva essere parte di una soluzione alla pandemia è rimasta in un limbo di potenzialità poco sfruttate, mentre altre tecnologie possibili non sono state neanche implementate (vedi il modello basato sul big data).

In questo post facciamo il punto su Immuni, l’app di contact tracing italiana, per capire cosa non ha funzionato finora e cosa ci aspetta in futuro.

I numeri di Immuni

Iniziamo con un po’ di cifre, quelle ufficiali disponibili sul sito di Immuni (da cui puoi scaricare anche l’app, se vuoi):

  • 337.670 download
  • 645 utenti positivi (segnalazioni ricevute)
  • 742 notifiche di esposizione inviate

Questi sono i dati aggiornati al 27 febbraio 2021. Non serve un master in statistica per capire che si tratta di risultati molto scarsi. Innanzitutto, la percentuale di penetrazione dell’app è bassa e si è arenata pesantemente negli ultimi mesi, complice la mancanza di una campagna di comunicazione sostenuta nel tempo.

La politica italiana delle ultime settimane ha avuto altro a cui pensare, nonostante Immuni possa essere considerata una priorità. Ora, con l’insediamento del nuovo governo e del nuovo ministro dell’innovazione Vittorio Colao, speriamo in un rilancio dell’app.

Colao aveva già espresso alcuni dubbi sull’efficacia di un’app senza tracciamento GPS e senza analisi di grandi volumi di dati. C’è un delicato equilibrio da mantenere tra privacy degli utenti e contenimento dei contagi tramite soluzioni digitali: dove tracciare la linea di confine è una domanda che ha assillato gli sviluppatori di Immuni, il governo italiano di un anno fa e quelli di tutti gli altri paesi.

Andiamo avanti: quasi 13.000 utenti positivi segnalati, meno dei tamponi positivi in un giorno qualunque della seconda e terza ondata di contagi. Le notifiche inviate, invece, sono state quasi 100.000, ma non sappiamo in che misura queste abbiano contribuito a evitare nuovi contagi. L’impatto potrebbe anche essere maggiore di quello che pensiamo, come suggerirebbe questo studio britannico sulla correlazione tra contact tracing e contagi, ma il problema della bassissima diffusione rimane. Andiamo ad analizzarlo in modo più dettagliato.

Gli italiani non utilizzano Immuni

Il problema è semplice dal punto di vista teorico quanto difficile da risolvere: pochi hanno installato Immuni e pochissimi l’hanno utilizzata per segnalare un contagio. Sarebbe interessante stimare la percentuale di persone che ha attivato Immuni, che è risultata positiva a un test tampone e che non ha segnalato il proprio caso tramite l’app.

In ogni caso, come accennavamo prima, le difficoltà da risolvere sono due:

  • Sensibilizzare all’uso mediante una campagna di comunicazione continua e potente (magari corredata da studi sull’utilità dell’app).
  • Semplificare l’utilizzo affinché sempre più persone positive inviino una segnalazione.

Come esperti di sicurezza informatica, a noi interessa di più il secondo aspetto: l’esperienza utente dell’app Immuni. Ad esempio, che cosa ne pensano gli utenti? Stando alle recensioni dell’app pubblicate su Google Play, gli utenti si lamentano di non poter segnalare un caso positivo direttamente tramite l’app.

Per risolvere questo problema, qualche mese fa è stato creato un call center operativo in tutta Italia per aiutare le persone a caricare i propri dati. La procedura è abbastanza semplice: se ricevi un tampone con esito positivo, chiami il call center al numero 800 91 24 91 e comunichi il codice CUN (codice univoco nazionale) che trovi sul referto del tampone o che ti viene comunicato dalla ASL tramite SMS. Per maggior informazioni, puoi consultare uno dei tanti siti regionali, ad esempio questa pagina della regione Toscana spiega cos’è il codice CUN.

In ogni caso, nelle prossime settimane dovrebbe uscire un aggiornamento di Immuni che consentirà agli utenti di inserire direttamente il proprio codice CUN e comunicare un esito positivo.

Qual è il futuro del contact tracing

Dato lo sviluppo odierno, è difficile immaginare che Immuni si converta nella nostra principale arma contro il Covid. Sicuramente, l’attenzione è più puntata sulla campagna vaccinale che sulle app. I fallimenti su larga scala raramente ricevono una seconda opportunità, ma questo dipenderà anche dalla necessità che avremo in futuro di continuare a tracciare i contagi.

Vale anche la pena puntualizzare che i risultati sono stati più o meno gli stessi anche negli altri paesi europei: ad esempio in Germania l’app ha ricevuto circa 240.000 segnalazioni, molte di più delle 12.000 italiane ma comunque troppo poche per avere un impatto reale sulla diffusione del virus.

Almeno per quanto riguarda Immuni e per i prossimi mesi, speriamo che ci sia un rilancio dell’app e che vengano sperimentate nuove soluzioni tecnologiche, sempre nel rispetto della privacy dell’utente. E a questo proposito, dato che è impossibile ridurre a zero il rischio di infezioni informatiche, quanto meno possiamo proteggerci da altre violazioni della privacy navigando con la VPN di Panda (disponibile anche nella suite Panda Dome).

Buona navigazione e buona fortuna a Immuni!