Cosa ci aspetta nei prossimi anni? Saremo più protetti o più esposti agli attacchi hacker? Scopriamolo insieme.

Progresso significa nuovi strumenti e comodità, ma anche nuove minacce. Il delicato equilibrio tra l’efficacia della cybersecurity e la pericolosità degli attacchi hacker è difficile da migliorare e molti esperti guardano con preoccupazione ai prossimi anni.

Computer quantistici, intelligenza artificiale al servizio degli hacker, deepfake sempre più realistici, milioni di dispositivi IoT vulnerabili… Visto così, il panorama non è certo dei più allegri, ma è davvero così brutta la situazione?

E se le nuove tecnologie che potenziano gli attacchi hacker rafforzassero anche le nostre difese informatiche? Noi di Panda siamo ottimisti al riguardo e la nostra visione è la seguente: le nuove tecnologie ci proteggeranno meglio dagli attacchi hacker più semplici e diffusi (gli stessi che ora terrorizzano il grande pubblico), mentre gli attacchi a infrastrutture critiche e il cyberterrorismo peggioreranno.

In questo post parliamo del futuro della tecnologia e della cybersicurezza, delle nuove minacce in ascesa e di come potrebbero essere i prossimi anni sia per i singoli utenti che per le grandi organizzazioni e le nazioni. Continua a leggere!

I nuovi malware potrebbero essere molto più pericolosi di ora, perché potrebbero adattarsi ed eludere rapidamente i sistemi di rilevamento.

Nuove tecnologie, nuove minacce

Ogni progresso tecnologico (hardware o software) comporta un miglioramento degli strumenti attuali e la nascita di nuove applicazioni, ma questo discorso vale anche per gli hacker e per il malware. Di seguito ti presentiamo le innovazioni che secondo noi avranno un fortissimo impatto sul cybercrimine:

  • Computer quantistici. Prima o poi ci arriveremo: computer in grado di elaborare i dati in modi e a velocità che ora non possiamo neanche immaginare. Un aumento della potenza di calcolo di questo tipo renderà completamente inutili le misure di sicurezza attuali, dagli algoritmi di crittografia digitale all’efficacia delle password. Dovremo inventarci qualcosa di nuovo, ma forse saranno proprio gli stessi computer quantistici a rivoluzionare gli strumenti informatici per proteggere accessi e dati (crittografia quantistica).
  • Intelligenza artificiale al servizio degli hacker. Cosa succederà quando gli hacker potranno automatizzare gli attacchi e ottimizzarli in tempo reale grazie ad algoritmi di intelligenza artificiale e al machine learning? Potranno, ad esempio, inventare un sistema per il phishing che analizzi rapidamente il target e le risposte per massimizzare il rendimento degli attacchi, proprio come ora avviene in settori come la pubblicità digitale.

Le applicazioni dell’AI al cybercrimine sono davvero infinite, se ci pensiamo, e i nuovi malware potrebbero essere molto più pericolosi e contagiosi di ora, perché potrebbero adattarsi ed eludere rapidamente i sistemi di rilevamento.

  • Deepfake e disinformazione. Un grande problema del panorama digitale odierno è quello dei contenuti falsi, sia video che di testo. Tra motori di AI per la creazione di deepfake, algoritmi di produzione di testi tramite il deep learning e account robotizzati sui social per la diffusione di fake news, chi ha i mezzi può contaminare il dibattito online, persuadere milioni di persone e influire sull’esito delle elezioni in paesi come gli Stati Uniti.

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La buona notizia, anche in questo caso, è che le stesse tecnologie utilizzate per creare questi contenuti sono anche in grado di riconoscerli, per cui l’equilibrio tra queste due forze opposte dovrebbe reggere.

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  • Internet of Things, pieno di vulnerabilità. L’Internet delle cose è un universo parallelo popolato da una miriade di dispositivi connessi per cui la sicurezza informatica non è mai stata una priorità. Nel mondo ci sono letteralmente milioni di piccoli elettrodomestici, sensori, interruttori, serrature e altre appliance che non aspettano altro che essere hackerati. E poi ci sono i pericoli delle smart city, in cui è a rischio l’incolumità stessa dei cittadini e non solo la porta di casa o la potenza di calcolo delle console.

Questo è probabilmente l’aspetto su cui è più difficile essere ottimisti, perché il livello di interconnessione di smart home e smart city del futuro creerà dei problemi di sicurezza molto seri e complessi da gestire, soprattutto se nel frattempo si vuole salvaguardare la qualità dell’esperienza utente.

  • Cyberterrorismo sempre più diffuso e pericoloso. Le nuove tecnologie saranno particolarmente pericolose in mano a un numero ristretto di hacker e gruppi di cyberterroristi. Parliamo di persone molto esperte, con obiettivi politici oltre che economici e che potrebbero mettere in scacco intere parti dei sistemi informatici nazionali e delle loro infrastrutture critiche.
    Per questa ragione, l’Italia sta prendendo contromisure efficaci e ha creato nuovi enti e processi per difendersi e addirittura rispondere ad attacchi informatici di questo calibro. Anche in questo caso, la buona notizia è che per ogni black hat c’è almeno un white hat, e anche quest’ultimo ha il denaro e i mezzi necessari per bloccare e rispondere agli attacchi dei criminali (messi a disposizione dagli stati).

Le nuove tecnologie miglioreranno il livello generale della sicurezza informatica e ci proteggeranno molto di più dagli attacchi più semplici.

Come si vede da questa panoramica, il futuro è un quadro variopinto e complesso, con molte nuove realtà, tecnologie, applicazioni, implicazioni legali e così via. In questa scena predomineranno due tipi di situazioni: gli attacchi diretti ai pesci piccoli, come lo smishing e il malware sul Web, e quelli mirati a infrastrutture, nazioni e grandi organizzazioni.

Secondo noi, le nuove tecnologie miglioreranno il livello generale della sicurezza informatica e ci proteggeranno molto di più dagli attacchi più semplici. Ad esempio, l’intelligenza artificiale applicata alle suite di cybersicurezza per i singoli utenti consentirà di riconoscere sempre più virus, di bloccare facilmente messaggi di spam e di analizzare in tempo reale i siti web che apriamo bloccando script, codice dannoso e altri elementi sospetti.

Resta da vedere come si difenderanno gli stati e i bersagli più grandi, che verranno presi di mira da attacchi più potenti (grazie alle nuove tecnologie che abbiamo visto). In questi casi sarà più difficile proteggersi, perché la superficie di attacco è sempre più vasta e le armi dei cybercriminali sono sempre più letali.

Un primo passo importante viene dal cambiamento della legislazione nazionale e internazionale, che è già in atto da anni e sembra procedere bene anche nel nostro paese. Un tasto dolente tutto italiano, invece, è la mancanza di professionisti di cybersecurity: ne servono assolutamente di più (stimati almeno 100.000) e non solo nelle aziende, ma anche e soprattutto nella pubblica amministrazione.

Anche in questo caso, la società ha colto questa necessità e ne sta approfittando; infatti, sono nati vari corsi di laurea e percorsi formativi di sicurezza informatica, che nei prossimi anni sarà un settore professionale sempre più attraente (l’offerta si sta adeguando alla domanda, anche in termini economici).

A questo proposito, e per concludere, ricordiamo che ognuno di noi può fare molto per contribuire a un ecosistema digitale sicuro, anche senza diventare manager di cybersecurity di un’azienda o di una regione. Basta seguire alcune semplici norme di comportamento per evitare i famosi errori umani, che per adesso continuano a essere il motivo principale per cui gli attacchi informatici vanno a segno.

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Buona navigazione e buona preparazione al futuro della cybersecurity!